di Francesca
Pagliara______
Coltivare pomodori
nel “deserto” della casa circondariale “Borgo San Nicola di
Lecce” e far rinascere la speranza: per un futuro possibile, una
riabilitazione vera; un sistema carcerario “sostenibile”.
E’ l’obiettivo
che è stato stabilito e raggiunto dal progetto per la coltivazione
di ortaggi in serra in carcere ideato da Maria Antonietta Zecca
(nella foto), con il supporto della cooperativa San Rocco di Leverano
e fortemente voluto da Rita Russo, direttore della casa circondariale
leccese.
Il progetto si
sostiene tramite le somme destinate ad “impresa intramuraria”
accantonate in Cassa-ammende.
A partire dal mese di
Dicembre 2015 sono state avviate le attività di formazione in aula
dei detenuti e di realizzazione di una serra, montata all’interno
del perimetro di sicurezza di Borgo san Nicola.
Mille metri quadri
coltivabili, suddivisi in due settori da cinquecento metri l’uno.
Dal lunedì al
venerdì all’interno della serra e nel rispetto di rigide regole di
protocollo, quindici detenuti, suddivisi in due squadre, hanno
preparato il terreno per far attecchire le colture, hanno piantato
circa 2200 piante di pomodori ed iniziato a raccogliere ortaggi.
Una vera catena di
montaggio.
<<Siamo
molto soddisfatti del lavoro svolto>>
ha dichiarati il tutor, l’ agrotecnico Luigi Zecca <<la
produzione è stimata fra i quaranta ed i quarantacinque quintali di
pomodori suddivisi fra “insalataro” e “cigliegino”>>.
<<Si
tratta di un risultato che ha stupito prima di tutto i detenuti
stessi che, per la prima volta, hanno potuto toccare con mano i
frutti del loro lavoro>>
ha precisato l’ideatrice del progetto Maria Antonietta Zecca, da un
trentennio impegnata nello sviluppo di imprese sociali e di
marketing <<la
terra, il duro lavoro nei campi, ha lo straordinario potere di far
diventare le persone migliori. Fa capire come si ottengano risultati
con il sudore della fronte, l’impegno e la pazienza. In più si
crea economia e, in questo modo, la società ne trae benefici>>.
Insegnamenti che
servono sempre.
“Verso una nuova
identità” prevede infatti, oltre alla formazione in aula e il
lavoro in serra, una terza fase: la vendita dei pomodori alla mensa
del carcere. Il progetto, in questo modo, si auto sostiene.
<<E’
un’idea che ci è sembrata fondamentale per il percorso
trattamentale dei detenuti>> fa sapere il direttore della casa
circondariale di Borgo san Nicola, la dottoressa Russo. <<E’
un’attività che in poco tempo dimostra cosa si può ottenere
imparando un mestiere. La terra, i frutti te li fa vedere e, se sono
buoni, nessuno può dire il contrario indipendentemente da chi li
coltiva; un libero cittadino o meno>>.
I detenuti sono
uomini come altri, uomini che hanno fatto degli errori e che li
stanno pagando ma pur sempre esseri umani. La vita può essere strana
a volte, può portarti a fare cose che non pensavi, certe volte non
ti fa vedere altro che un buio pesto.
E allora fai degli
errori e ti trovi a dividere una cella di quattro metri per quattro
con altri come te, con altre storie dietro.
Ti rimane poco da
fare, solo tanto tempo per pensare, puoi continuare su quella strada
o puoi capire che vuoi essere diverso. E allora queste opportunità
ti servono, ti fanno sentire utile a qualcosa e capisci che quella
società che hai danneggiato tempo prima, forse non è così male.
Forse ci sono persone che possono credere in te, come non era mai
successo. E allora sì, che inizierai a sentirti vivo di nuovo.
A raccogliere i primi frutti. Dalla terra, e dall’anima. Da lì parte la tua rinascita.
Fonte: http://www.leccecronaca.it/index.php/2016/09/02/al-via-un-bel-progetto-di-integrazione-per-i-detenuti-a-borgo-san-nicola-matura-la-speranza/